Mi chiamo Romana Prosperi Porta anche se tutti mi conoscono come Patrizia Prosperi Porta; un regalo di mia madre che fin dalla nascita mi ha chiamato con il secondo nome per complicarmi la vita. Come molti della sua generazione era convinta, come dice il proverbio indiano, che “se vuoi bene ai tuoi figli devi gettarli in mare“. Questa teoria non mi ha mai convinto del tutto, sta di fatto che la maggior parte degli amici e conoscenti mi chiamano Patrizia. Diciamo pure che al nome Romana non mi sono mai abituata.

Fin dagli anni del liceo, ho sentito grande interesse per il mondo delle donne, partecipando a tutte le battaglie sociali che dagli anni ’70 in poi si sono avvicendate nel nostro Paese. L’iscrizione universitaria a Medicina e quella successiva alla scuola di specializzazione in Ostetricia e Ginecologia, è stata la naturale conseguenza di questo mio interesse orientato ai diversi settori della salute delle donne, abbracciando sia il campo della maternità sia quello inerente il campo della prevenzione, diagnosi precoce e terapia delle neoplasie ginecologiche che mi hanno poi portato a specializzarmi anche in Oncologia. Ho sempre lavorato in ambito universitario con passione e curiosità, considerando un grande privilegio quello di lavorare con i giovani che si stanno formando. Questi due settori (ostetricia e oncologia), solo apparentemente molto lontani tra di loro, mi hanno aiutato a capire meglio il ciclo vitale femminile nei vari passaggi della vita, dalla nascita alla morte e come spesso il percorso di malattia affonda le radici nella vita quotidiana e nel ruolo sociale delle donne. Diventare madre mi ha fatto capire meglio cosa significa la solitudine e talvolta la depressione provata dalle donne soprattutto durante i primi anni della maternità, in un contesto in cui la rete familiare, affettiva e sociale si è assottigliata e la medicina spesso non riuscendo ad attivare metodiche e percorsi di “salutogenesi“ che portano alla promozione della salute, risolve con la soluzione più semplice ma purtroppo non sempre risolutiva che è quella della medicalizzazione.

L’incontro fortunato con altre 4 donne, mi ha portato nel 1983 a fondare insieme a loro l’Associazione “Il Melograno Centro informazione Maternità e Nascita” di Roma che a tutt’ora è accanto alle donne per una nuova cultura della maternità, della nascita e della prima infanzia. In questi anni, il nostro impegno è stato soprattutto quello di far si che fossero assicurati tutti i diritti delle madri e dei loro bambini : il rispetto delle scelte personali, della diversità, il diritto alla vicinanza e alla conoscenza tra madre e figlio nell’immediato dopo-parto, il diritto ad un ambiente accogliente ed intimo. Sempre più il nostro lavoro è stato quello di un’ accoglienza e un riconoscimento sociale della nascita come “bene comune”, come evento che ha importanza per tutta la collettività e che non deve essere vissuto nella solitudine e nell’isolamento.

Dal 2000 faccio parte del team dei valutatori/tutor Unicef e della Task Force per il riconoscimento di “Ospedale/comunità amica dei bambini per l’allattamento materno”, un progetto che promuove, sostiene e protegge l’allattamento nelle strutture ospedaliere e territoriali nazionali. La promozione dell’allattamento è considerata da tempo una priorità di salute pubblica, tale da essere espressamente indicata dall’Unicef come un diritto nell’art. 24 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Questa collaborazione con l’Unicef mi ha inoltre permesso di conoscere meglio la situazione delle maternità italiane con le loro inadeguatezze ma anche con le loro eccellenze.

La mia famiglia

Sono sposata con Andrea, veneziano doc, medico specialista in Anatomia Patologica che ho conosciuto nel lontano 1988 a Bethesda (Washington D.C. -Maryland) grazie ad uno stage su terapie innovative nei tumori ovarici a cui mi aveva mandato il mio capo Prof. Carenza. Con lui ho imparato molte cose, camminare per Venezia senza perdermi troppo, la bontà del pesce crudo ed anche l’importanza delle seconde opinioni in medicina. L’unica cosa che non è riuscito a cambiare è la mia totale e completa avversione al vino ma chissà magari in seguito ci riuscirà. Gli sono comunque molto grata… e lui sa perché !

Ho 2 figlie: Cecilia ed Elena, gioie e dolori della mia vita. Talvolta mi mettono a dura prova ma nonostante questo, non mi sono mai pentita di averle desiderate e fatte nascere. D’altra parte con i figli è così, devi accettare di avere un pezzettino del tuo cuore che va per la sua strada, in giro per il mondo senza poterci fare nulla! 

Ho anche un figlio peloso… un segugio italiano nero focato di nome Sherlock che è molto simpatico nonostante la sua aria altezzosa un po’ british.

 

 

Le mie passioni

Mi piace molto camminare, possibilmente con una meta precisa anche se mi va bene andare a zonzo qua e là. Nell’estate 2012, ho fatto con la mia amica Rossella, il Cammino di Santiago de Compostela; ben 120 Km a piedi partendo da Sarria. Un’esperienza indimenticabile che è stata l’inizio di altre lunghe camminate in Italia lungo le varie diramazioni della via Francigena.

Mi piace molto la montagna sia d’inverno che d’estate ed ovviamente anche il mare, insomma direi che sono proprio una persona normale.

Da vari anni pratico l’hata yoga, una disciplina che mi aiuta a mantenere l’equilibrio personale e non saltare subito al collo delle persone stupide di cui il mondo è pieno.